La dipendenza da sostanze, fin dalla giovane età, porta a gravissime modificazioni del normale sviluppo cerebrale, giacché altera i delicati meccanismi neurali ancora immaturi. Queste modificazioni interessano sia la sostanza grigia (neuroni) che la sostanza bianca (fibre assonali). Appare quindi evidente che le droghe assunte durante l’adolescenza portano ad una alterazione della normale traiettoria di crescita del cervello. Andando nello specifico rispetto ad ogni singola sostanza, vediamo che senza dubbio, la cocaina è considerata una delle droghe più dannose per il cervello. questa può infatti danneggiare irrimediabilmente le cellule nervose e le sinapsi ponendo l’assuntore nelle condizioni di essere a rischio demenza. Alcuni studi sul funzionamento metabolico cerebrale dopo l’assunzione di cocaina, hanno dimostrato una drastica riduzione del metabolismo sanguigno
Figura 6
addirittura dopo 100 giorni di astinenza dalla sostanza. Come mostrato nella figura 6, in alto è possibile vedere un cervello sano, che non consuma cocaina, il cui metabolismo rappresentato dalle gare in giallo e rosso è normale. Le figure al centro, mostrano invece il ridotto metabolismo celebrale rappresentato dalle aree in blu di un soggetto in astinenza da cocaina da 10 giorni. Le ultime tre immagini in basso, invece, rappresentano lo stesso soggetto dopo 100 giorni di astinenza. Anche dopo questo periodo vi è ancora un ridotto flusso sanguigno cerebrale nelle aree frontali, a dimostrazione del fatto che il consumatore di cocaina mostra un lento recupero del normale metabolismo cerebrale.
Anche l’alcol è stato dimostrato alterare lo sviluppo celebrale. Recenti studi di neuroimaging hanno dimostrato gli effetti particolarmente dannosi dell’alcol sulla memoria e la capacità di apprendimento. Una precoce esposizione all’alcol attiverebbe il circuito della dipendenza con rimodellamento a livello cromosomico, eventi questi, che potrebbero indurre alterazioni neurochimiche aumentando la vulnerabilità alla dipendenza da droghe. Uno studio ha dimostrato che esistono vere proprie alterazioni del funzionamento cerebrale in adolescenti che abusano di alcol. Questi hanno mostrato deficit di memoria, che corrispondono ad una ridotta attivazione del giro frontale superiore destro e sinistro, del giro frontale inferiore destro, del giro temporale medio destro, del lobulo paracentrale e della corteccia cingolata anteriore (Asato, et al., 2010).
Relativamente alle anfetamine e metanfetamina, anche questi causano gravi danni al sistema nervoso centrale. L’abuso di queste sostanze portassero i problemi cardiovascolari e cerebrali. Uno studio ha investigato gli effetti delle anfetamine sul cervello (Bava, et al., 2009) dimostrando che si verificano alterazioni strutturali molto estese nelle aree cerebrali legati alle funzioni Nesti che, alle emozioni e al sistema di gratificazione. Il volume del tessuto cerebrale di ridurrebbe di circa il 5% dopo un consumo di metanfetamina di 4 g alla settimana per 10 anni.
Un altro interessante studio è stato condotto su sviluppo celebrale e uso della cannabis. Questa sembrerebbe implicata nella formazione dei giri e dei solchi cerebrali. In uno studio condotto su un campione di 30 ragazzi in cui è stata utilizzata la risonanza magnetica encefalica i ricercatori hanno confrontato la conformazione dell’encefalo di questi ragazzi con un gruppo di 48 volontari sani. I risultati ottenuti hanno dimostrato che assumendo canna bis si assiste ad una riduzione dei solchi cerebrali in entrambi gli emisferi oltre ad uno spessore corticale più sottile nel lobo frontale destro. Un cervello sotto l’effetto di cannabis sembra quindi rallentare o distruggere il suo normale processo evolutivo mostrando una morfologia prematura simile per struttura ad un cervello di età inferiore rispetto alla propria tappa evolutiva (citare).
Un importante considerazione è che deve essere fatta quando si parla del cervello adolescente e la sproporzione tra il sistema limbico e quello della corteccia. Questo implica che il preadolescente dell’adolescente è sottoposto ad una maggiore forza del sistema del piacere (limbico) rispetto alla forza che può esercitare il controllo della corteccia. Vai inoltre considerato che la parte dorso laterale della corteccia è praticamente l’ultima parte a svilupparsi nel cervello e che questa è anche quella deputata al controllo. In altri termini i minori di 20 anni sono fortemente soggetti alle pulsioni che provengono dal sistema del piacere e sono poche le loro capacità di controllo derivanti dalla corteccia. In questo processo diventa importantissimo il ruolo dell’educazione. Infatti, la corteccia è in grado di attivare due tipi di comandi: uno attivante e l’altro inibente. In un sistema educativo bilanciato l’adolescente deve essere in grado di attivare entrambi i comandi. Essendo supportati da reti neurali diverse, che poi rendono le azioni abitudini automatiche, la capacità di controllare sia i comandi attivanti che quelli inibenti risulta essere di fondamentale importanza. Se nel bambino vengono attivati grazie all’educazione sia i processi attivanti che quelli inibenti, questi diventeranno durante l’adolescenza un’abitudine che permetteranno al giovane di poter auto regolare tutta una serie di meccanismi attuabili rispetto agli stimoli ambientali. Antony Behcara Ha definito “miopia per il futuro” la tendenza degli adolescenti a fare scelte che diano soddisfazione immediata anche se poco gratificanti piuttosto che attendere e fare scelte più gratificanti ma procrastinate nel tempo (Bechara, 2005). Il compito di chi educa l’adolescente è quindi quello di sforzarsi a farlo guardare avanti e fare scelte di minor soddisfazione immediata ma maggiore gratificazione nel tempo. Ne sono esempi lo studiare per ottenere un titolo di studio dopo cinque anni. Il supporto e la motivazione dovrebbero essere sottesi a fare scelte che implicano la tolleranza alla frustrazione. Non a caso una delle fatiche educative che genitori devono fare con i figli adolescenti è quella della gestione della notte. Esso infatti tenderà a ridurre il sonno, a spendere la serata e le notti in attività piuttosto che dormire regolarmente. Avendo l’adolescente difficoltà a percepire la gratificazione procrastinata nel tempo, sarà importante proporre ad esso, attraverso alcune strategie, ricompense che possono essere percepite come più vicine, socializzando l’adolescente alle dinamiche di attivazione ed inibizione verso la ricompensa.